Terapie mirate sulle mutazioni genetiche presenti nel malato

Dopo 30 anni in cui era disponibile soltanto la chemioterapia, efficace solo in modo parziale, negli ultimi cinque anni sono arrivate molte cure innovative che stanno cambiando radicalmente il profilo terapeutico della leucemia mieloide acuta, che resta però ancora  una neoplasia aggressiva e difficile da combattere anche perché, non di rado, va incontro a recidiva. Oggi la cura per chi soffre di leucemia mieloide acuta viene realmente differenziata in base al tipo di alterazioni molecolari presenti nel singolo caso. Per questo è fondamentale che tutti i malati, prima di iniziare una terapia, facciano un test sul sangue e sulle cellule del midollo, molto sofisticato ma attualmente indispensabile, per identificare in modo rapido e preciso i target per i farmaci da associare al trattamento tradizionale. «I test genetici ematologici NGS, in particolare le alterazioni a carico del gene FLT3 (che sono fra le più comuni in questa neoplasia), aprono la strada a cure personalizzate con inibitori selettivi che, se ben utilizzati, danno probabilità di cura eccezionali e durature nelle leucemie acute sia dei pazienti ricaduti che fragili – dice Giovanni Martinelli, direttore Scientifico dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio dei Tumori Dino Amadori, IRST di Meldola -. Risulta quindi fondamentale implementare un follow-up adeguato a consentire la tempestiva individuazione delle forme recidivanti. Le cure integrate, e in particolare il sostegno psicologico, possono aiutare a migliorare la qualità di vita del paziente e aumentare la prontezza di intervento».

Più sostegno psicologico

Da un’indagine condotta nei centri di ematologia in Italia (sempre facente parte del progetto HEMA NET, realizzato con il contributo non condizionante di Astellas Pharma), emerge però come il supporto psicologico in molti ospedali sia un servizio sostenuto dalle associazioni di pazienti e non strutturato attraverso il servizio sanitario. «Nel percorso di cura il supporto psicologico rappresenta una colonna portante della presa in carico delle persone con cancro – sottolinea Davide Petruzzelli, coordinatore nazionale F.A.V.O. Gruppo Neoplasie Ematologiche -. Fragilità, incertezza e ansi sono le parole chiave che accompagnano quotidianamente la vita dei malati e dei caregiver. L’indagine che abbiamo portato avanti ha messo in luce alcune criticità sulle quali è necessario intervenire al più presto per assicurare una presa in carico globale al paziente, che partendo dai benefici ormai documentati che le cure integrate possono offrire, al tempo stesso aiuti e sostenga anche l’intervento dei clinici e del team di cura».Poiché nella maggior parte dei pazienti questa leucemia ha un esordio rapido e fin da subito aggressivo, gli interessati passano in breve tempo da uno stato di completo benessere a una condizione di grave compromissione dello stato di salute. «L’impatto emotivo di una diagnosi di leucemia mieloide acuta è devastante per paziente e familiari – spiega Felicetto Ferrara, direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia al Cardarelli di Napoli -. La reazione più comune è un senso di profonda angoscia, disperazione e preoccupazione, che si attenuano all’ottenimento della remissione completa e, ancor di più, al momento della sospensione della terapia».

Paura della recidiva

Nei pazienti in remissione subentra però, anche dopo il completamento del programma terapeutico che spesso comprende il trapianto allogenico, l’incertezza dovuta alla possibilità che la malattia possa ripresentarsi. «Nella nostra esperienza, la paura della recidiva è palpabile in occasione degli esami periodici di controllo, innescata come risposta specifica al vissuto di una diagnosi di cancro e dalla necessità di riaffrontare trattamenti, anche invasivi – aggiunge Ferrara -. Una delle domande più frequenti, infatti, riguarda la possibilità di nuove terapie meno aggressive e più tollerabili. Questi elementi sottolineano fortemente la necessità di fornire ai malati un supporto psicologico strutturato e continuativo nel tempo».Le cure integrate e il supporto psicologico, nelle diverse fasi del «viaggio» del singolo malato, sono strumenti preziosi e di ausilio per i diretti interessati e per il sistema sanitario: «Il monitoraggio del paziente oncologico è di fondamentale importanza non solo nella fase attiva della malattia ma anche in quella di follow-up, quando intercettare una ricaduta più o meno rapidamente può avere conseguenze dirette per la vita di una persona»
Corriere della Salute

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