LA MIA MALATTIA

Buonasera,

Mi chiamo Mario, ho 63 anni, sono sposato con Annalisa ed ho due figlie: Marina e Giorgia.

A novembre del 2011, facendo degli esami del sangue di controllo, ho scoperto di essere affetto da una forma di displasia del midollo osseo; fino ad allora credevo di essere sano e conducevo la mia vita con serenità.

Da quel momento non è stato più così, pur non avendo nessun sintomo evidente, nel mio organismo stava cambiando qualcosa.

Sono iniziate le visite specialistiche, i ricoveri e le cure.

Nella prima fase della malattia, i medici avevano ipotizzato di potermi curare con una terapia mirata a sollecitare il funzionamento del mio midollo osseo e, in caso di insuccesso, avrebbero proceduto al trapianto del midollo.

Dopo i primi mesi di cura, l’equipe medica ha chiesto ai miei fratelli se fossero disposti ad effettuare gli esami del sangue per verificare la compatibilità: a questa richiesta loro hanno risposto positivamente.

In quel momento mi sono sentito molto fortunato ad avere tre fratelli, non vi sembri un ragionamento egoistico: avevo ben tre possibilità di farcela.

Non ha mai avuto nessuna esitazione, il suo unico obbiettivo era quello di permettermi di tornare a vivere.

Il trapianto è avvenuto a S. Giovanni Rotondo il 29.08.2013, si è svolto senza nessun problema per mia sorella, che già il giorno dopo è stata dimessa ed è potuta ripartire per la sua città e, nel volgere di pochi giorni, è tornata a vivere la sua vita di sempre.

Per me il decorso è stato più lungo e faticoso, a tratti incerto, ma oggi sono qui, felice di raccontarvi la mia esperienza e quella di mia sorella che mi ha donato nuovamente la vita.

Donare la vita. È questo il messaggio che vorrei parteciparvi: la donazione del midollo, nel mio caso, del sangue, degli emocomponenti e via dicendo è un gesto di amore concreto nei confronti della vita e del vivente.

Allora vi dico: non abbiate timore di donare perché, credo, che la consapevolezza di poter restituire una vita sia impagabile.

vi ringrazio per la possibilità che mi avete dato di portare la mia testimonianza.

La strada era tutta in salita e piena di difficoltà, ogni giorno era una scommessa. Il dolore fisico è stato terribile ma ancora più insopportabile

era lo stato di isolamento che vivevo.

L’unica speranza che mi teneva aggrappato alla vita è stato sapere che mia sorella Franca, due anni più giovane di me, era risultata compatibile.

Ora la sfida era arrivare indenne al trapianto e, vi assicuro, che non era scontato: la malattia mi aveva reso molto fragile e soggetto ad ogni tipo di infezione.

I giorni si susseguivano lenti e solitari, mi rincuoravano le parole e i sorrisi dei medici e degli infermieri del reparto di terapia intensiva di ematologia.

Sapere che nel corso di quelle interminabili ore qualcuno di loro entrava nella mia stanza, mi aiutava a sentirmi vivo e un po’ più vicino alla normalità, alla vita che scorreva fuori.

La malattia mi aveva privato di ogni forza mentale e fisica, non riuscivo a tenere un libro in mano né a concentrarmi sul contenuto del libro, non provavo interesse neppure a guardare la televisione.

Vivevo solo di attesa, aspettavo tutto il giorno che arrivasse l’ora delle visite, quando mia moglie Annalisa appariva dietro il vetro della finestra e attraverso un citofono potevamo scambiare qualche parola.

Questo momento della giornata rappresentava la mia ancora di salvezza, mi dava la forza per continuare a combattere la mia battaglia.

Nel frattempo, mia sorella Franca si sottoponeva ad una serie di accertamenti per verificare il suo stato di salute e per stabilire quando sarebbe stato il momento migliore per l’intervento.

Ciò che mi ha molto colpito è stato sentire mia sorella, che tra l’altro abita a Torino, felice e quasi impaziente di donarmi il suo midollo.

L’unica preoccupazione che aveva era preservare la sua salute fino al momento della donazione.

Non ha mai avuto nessuna esitazione, il suo unico obbiettivo era quello di permettermi di tornare a vivere.

Il trapianto è avvenuto a S. Giovanni Rotondo il 29.08.2013, si è svolto senza nessun problema per mia sorella, che già il giorno dopo è stata dimessa ed è potuta ripartire per la sua città e, nel volgere di pochi giorni, è tornata a vivere la sua vita di sempre.

Per me il decorso è stato più lungo e faticoso, a tratti incerto, ma oggi sono qui, felice di raccontarvi la mia esperienza e quella di mia sorella che mi ha donato nuovamente la vita.

Donare la vita. È questo il messaggio che vorrei parteciparvi: la donazione del midollo, nel mio caso, del sangue, degli emocomponenti e via dicendo è un gesto di amore concreto nei confronti della vita e del vivente.

Allora vi dico: non abbiate timore di donare perché, credo, che la consapevolezza di poter restituire una vita sia impagabile.

vi ringrazio per la possibilità che mi avete dato di portare la mia testimonianza.

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