Ventun anni, ha scelto come tesina d’esame un tema autobiografico.
Un anno di cure ininterrotte, tra paure ed eroismi, fino alla guarigione

FEDERICO TADDIA
BRESCIA

«Paura della maturità? Figurati: se hai provato una biopsia midollare, alla parola paura impari a dare il giusto significato».

Sorride Giulia con i suoi occhioni pieni di luce e le sue parole hanno il sapore della gioia, dell’ironia e della speranza di chi ha combattuto giorno per giorno per riconquistare il proprio presente e regalarsi un nuovo futuro.

Giulia Valenti, di Rudiano, Brescia, oggi ha 21 anni. L’esame di Stato avrebbe dovuto farlo lo scorso anno, ma a gennaio quella che era una spensierata vita da adolescente cambia repentinamente colore: un inspiegabile e improvviso gonfiore al collo diventa l’inizio di un calvario. La diagnosi è netta: linfoma di Hodgkin, un tumore di stadio avanzato, che già aveva intaccato midollo, intestino e inguine.

«E’ stato un momento di buio totale: non capivo quello che stava succedendo. Non osavo neppure pronunciare la parola guarigione, non ci credevo più neppure io. Alla scuola, ovviamente, non ho più pensato, mi sono affidata ai medici e alle cure. Ho avuto solo la grinta necessaria per imporre il mio volere, quando ho chiesto che mi operassero alle ovaie per conservare gli ovociti così da garantirmi la possibilità di una gravidanza».

Per Giulia iniziano i mesi più duri. E’ un continuo entrare ed uscire dagli ospedali, tra cicli di chemioterapia e radioterapia che si abbattano sul suo corpo. «Non ce l’avrei fatta senza la mia famiglia e senza il mio fidanzato Davide: eravamo insieme da poco, ma ha saputo farmi sentire normale in ogni istante. Gli amici della scuola, invece, si sono quasi tutti dileguati, persi: ma non è facile stare vicino ad una persona ammalata di tumore. Si è spesso arrabbiati, scontrosi, deboli: è una cosa che richiede tempo, tanto tempo. Per fortuna ho trovato aiuto in rete, nel gruppo online dell’”Arcobaleno della speranza”: persone ammalate e non, con cui confrontarsi, aprirsi, senza aver timore di dover celare i picchi di sconforto».

Giulia trova una nuova forza dentro di sé: dice a se stessa che ha tutto il diritto a viversi la sua gioventù. Senza nascondersi. Il primo passo è rinunciare alla parrucca. «Sì, gli sguardi delle persone che ti fissano e si etichettano come “quella ammalata” sono mortali. Ma il tumore e le terapie modificano il corpo, bisogna imparare ad accettare anche quello. La mia testa rasata era il segno della mia battaglia, del mio essere guerriera».

Dopo un anno di cure ininterrotte, finalmente, a gennaio di quest’anno arriva la buona notizia: il tumore è stato debellato. E il pensiero è andato quasi subito alla scuola. «E’ difficile rimanere concentrati, e la testa vola di continuo alla malattia. Non ero sicura dal punto di vista psicologico di poter arrivare alla maturità, ma ci ho voluto provare: non m’interessa il voto, m’interessa dimostrare a me stessa che ce la posso fare». Con l’aiuto di qualche amica Giulia ha iniziato così a recuperare gli appunti e, di libro in libro, a ripassare tutto il programma perso. E per la scelta della tesina non ha alcun dubbio: raccontare come si può vincere il cancro.

«Si intitola la “Battaglia del terzo stadio”: ho iniziato il percorso partendo da Marie Curie, i cui studi sono stati fondamentali per la radioterapia. E poi ho sviluppato il concetto delle “armi interiori”, che per me sono state la filosofia, l’italiano e il latino, ovvero il serbatoio anche culturale da cui trovare strumenti per non soccombere al pessimismo e alla rassegnazione: con “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello ho fatto una bellissima analisi di come la malattia cambi la percezione dello scorrere del tempo».

Con gli orali anticipati di qualche giorno per non dover saltare gli esami medici di controllo e il pensiero che va già all’università, dove si vuole iscrivere a Scienze infermieristiche, Giulia scrolla le spalle nel sentire le amiche in preda al panico da prima prova. «In questo anno e mezzo credo di essere diventata più vecchia di 20 anni e ho imparato a vedere le cose con occhio diverso. Quando sei ad un passo dalla morte capisci che puoi davvero fare a meno di tutto ciò che è accessorio e inutile. Ti accorgi che siamo ingabbiati in mille stupidità. Oggi sono un’altra persona, non so se migliore o peggiore: di sicuro diversa. E averne consapevolezza penso sia la mia vera prova di maturità».

3 commenti

  1. grande Giulia ti auguro con tutto il cuore di raggiungere tutti i tuoi obbiettivi . La vita ti ha messo a dura prova , ma tu non ti sei arresa , spero che questa tua forza la possa trasmettere a tutti coloro che in questo momento stanno lottando . brava Giulia e avanti tutta <3

  2. Leggo e mi vedo.. Stesso percorso stessi pensieri.. La biopsia midollare?? Credo nn ci sia cosa piu dolorosa.. Io ero piccola, sono passati 27 anni. L’operazione alle ovaie x una futura gravidanza ai miei tempi era all’inizio. Cosi nn ho potuto avere figli. Ma nn importa. Brava!! Perche lanci un grido di speranza come cerco di fare io. Nn sempre le battaglie si perdono!! Continua cosi! Diamo speranza a ki lotta tutti i gg. Ci vuole grinta tanta forza ma mai perdere la speranza perche altrimenti ha gia vinto lui!

  3. Brava piccola non importa il voto tanto il tuo esame lo hai già superato il tuo 100 è già scritto e pure con la lode va…… chi più ne ha più ne metta….
    Forza Giulia sarai un’ottima infermiera in bocca al lupo per tutto!!!!

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