Angela

La malattia è arrivata all’improvviso, a tradimento, nel momento più bello della mia vita e di quello di ogni donna: la gravidanza. Avevo 38 anni nel dicembre 2005 e aspettavo una bambina dopo 2 maschi, quando al controllo ematologico dell’inizio dell’ottavo mese, l’emocromo mette in evidenza dei valori alterati che necessitavano di un approfondimento ematologico. Nessun sintomo, a parte una tosse insistente che mi accompagnava da qualche giorno, poteva lasciare presagire il seguito. Per circa 10 gg. mi divido tra vari day hospital e sono affidata alle cure amorevoli del personale dell’oncoematologia dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore (SA). Ricordo ancora con affetto le premure e le attenzioni dei dottori D’Arco e Danise durante il mio primo puntato midollare, procedura invasiva e alquanto fastidiosa, ma necessaria nel mio caso per capire cosa stava accadendo: dovevo rimanere immobile durante l’ aspirato, ma il mio pancione era in continuo movimento animato dalla mia bimba che scalciava vivacemente ignara di tutto.
La vita cambia in fretta, in un istante, la diagnosi è veloce ed infausta: leucemia mieloide acuta, su di me incombe una nuova ed inquietante realtà, un cancro in gravidanza che in quel momento percepisco come una sentenza di morte. La disperazione mia e di mio marito è enorme, mi assale il terrore di lasciare orfani i miei bambini, ma la mia paura più grande è quella di potere avere trasmesso la malattia alla mia bambina. Vengo rassicurata, lei non corre pericoli, ma deve nascere al più presto perché io devo sottopormi subito ai cicli di chemioterapia previsti dal protocollo. Non c’è tempo da perdere, Maria nasce con taglio cesareo d’urgenza il 19 dicembre 2005. A 3 gg. dal parto vengo dimessa, Maria è piccola ma forte e sana, la saluto piangendo attraverso un vetro d’incubatrice. Ho giusto una sera di tempo per stare coi miei figli più grandi (11 e 7 anni) e spiegare loro che dovrò lasciarli per ricoverarmi il giorno dopo in un altro ospedale. In una fredda alba del 23 dicembre un’ ambulanza mi attende sotto casa per condurmi a Roma per iniziare le cure, provata fisicamente dal parto e psicologicamente dall’idea di affrontare una lunga battaglia per la mia sopravvivenza.
Finisce la tua vita di sempre, quella normale e iniziano le terapie: tre cicli di chemio durissimi seguiti da lunghe giornate di degenza trascorse in completo isolamento in una camera sterile che diventa il mio nuovo mondo, il ricordo della porta chiusa della mia stanza mi fa ancora male. Quando i capelli cadono impietosamente imparo a familiarizzare con il mio nuovo aspetto nello specchio e metto un colorato cappellino che mi accompagnerà per tutti i mesi delle terapie. Le chemio sono fortissime e debilitanti ma non tremende, il mio fisico reagisce bene e riesce a sopportarle. Tra un ciclo e l’altro riesco pure a organizzare il Battesimo di Maria, il 1 aprile 2006. E’stato un giorno bellissimo, condiviso con parenti e gli amici più cari, la più bella festa della mia vita, io, pallida e visibilmente dimagrita, davanti a me l’incertezza della guarigione, dentro di me una gioia immensa per la mia bambina, che iniziava ufficialmente a far parte della famiglia di Dio. Il mio pensiero durante le lunghe degenze in ospedale va ai miei figli, a mio marito solo a casa a gestire una neonata e due ragazzini, ai miei genitori, ai miei suoceri e alle mie amiche che non mi fanno mai mancare sostegno e parole di conforto. La preghiera mi sostiene e la fede si rafforza, il mio ottimismo mi fa sperare che prima o poi tutto volgerà al meglio, ma la forza più grande me la trasmette la piccola Maria, che è tornata a casa e mi aspetta, circondata dall’affetto del papà e dei fratelli.
Poi si prospetta l’idea del trapianto, sostituire il mio midollo malato con uno sano. Si fanno i test di compatibilità coi miei fratelli, mia sorella risulta totalmente compatibile. Il 3 maggio 2006 lei entra in sala operatoria per l’espianto ed io aspetto con trepidazione nella mia stanza il momento del trapianto: una grande sacca di sangue ricca di cellule staminali nuove di zecca da trasfondere in vena che rappresenta la mia unica possibilità di guarire e ritornare a vivere.
Mia sorella mi ha donato la vita per la seconda volta, quando scrivo questa storia siamo a novembre 2007, sono trascorsi circa 18 mesi dal trapianto. La malattia è in remissione totale, l’attecchimento del nuovo midollo è completo. La ripresa fisica è stata lenta e graduale, ma la voglia di stare bene presto ha prevalso. I controlli sono strettissimi e lo saranno per anni perché la malattia potrebbe ritornare, ma io cerco di non pensarci, sono ancora qui e al momento non c’è più. La mia vita è cambiata, io sono cambiata, la mia gioia di vivere ora è totale, i miei figli stanno bene e crescono, questa esperienza ha fatto maturare moltissimo i due più grandi, mio marito, che ha affrontato tutte le fasi della malattia insieme a me, rimane la mia ancora e la mia certezza più grande.
Ma il mio pensiero va costantemente a coloro che ho incontrato sulla mia strada, i miei compagni di avventura, come li chiamo io, che avevano la mia stessa voglia di guarire ma che sono stati più sfortunati di me e non ce l’hanno fatta: io me li immagino come angeli che ho avuto la fortuna di incontrare qui di passaggio sulla terra. Ho un bellissimo ricordo anche dei medici e degli infermieri che mi hanno curato: la loro professionalità, la chiarezza con cui mi hanno spiegato i tempi e i modi per curarmi, il garbo e le attenzioni che hanno avuto per me mi hanno fatto sentire una persona prima che una paziente.

Un grazie di cuore a Serena e Daniela, le infermiere che alla mezzanotte del capodanno 2006 sono entrate nella mia camera con tanto di cappellino natalizio, di spumante e calice per brindare all’anno nuovo e che hanno saputo strapparmi un sorriso. Un ringraziamento particolare va alla mia ginecologa, la dr.ssa Mancuso , agli ematologi che si sono presi cura di me, il dr. D’Arco dell’Umberto I di Nocera Inferiore, la prof.ssa Petti dell’Istituto Regina Elena di Roma e il prof. Arcese del Policlinico Tor Vergata sempre di Roma, dove ho ricevuto il trapianto di midollo osseo e a tutti i suoi preziosicollaboratori.
Tutto sta andando per il meglio, sono ritornata nel pieno delle mie forze alla mia vita di mamma e moglie a tempo pieno e se questo è successo a me come alle altre persone che si sono ammalate di queste patologie è solo grazie alla ricerca che in questi anni ha fatto passi da gigante e ha permesso di fare sempre nuove scoperte e individuare cure sempre più mirate e meno aggressive. 

Il 19/12/2015 Maria ha compiuto 10 anni, 10 anni dopo la malattia eccoci insieme in tutto il nostro splendore.Il Signore ha voluto che lei salvasse la vita a me, io che la vita l’avevo donata a lei, la scienza e la ricerca ha fatto il resto. Lei è il mio miracolo vivente. Ringrazio Dio che mi sta concedendo la grazia di poterla vedere crescere, insieme ai due fratelli.

Angela.  Vi abbraccio forte, grazie per quello che fate

19/12/2005-19/12/2015. Buon compleanno principessa! 10 anni fa venivi al mondo con un cesareo d’urgenza, a me avevano appena diagnosticato una leucemia. Una gioia immensa e la disperazione piú totale, quanti sentimenti contrastanti in quei giorni terribili. Eccoci qui ancora insieme 10 anni dopo, il Signore ha voluto che tu salvassi la vita a me, io che la vita te l’avevo donata: sei il mio miracolo vivente. Ringrazio Dio che mi sta concedendo la grazia di poterti vedere crescere, insieme ai tuoi fratelli. Auguri principessa

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