Per due anni e mezzo ho usufruito del permesso per accedere con l’auto al parcheggio interno del PTV riservato ai pazienti dell’ambulatorio di oncoematologia. Nei giorni scorsi, non avendo più questa possibilità, grazie alle migliorate condizioni di salute, mi sono recato alla visita di controllo (la prima con cadenza trimestrale) lasciando l‘auto in sosta nell’immenso parcheggio del Policlinico e ho percorso a piedi il tragitto per raggiungere l’ambulatorio. Così, a distanza di molto tempo, ho attraversato quei lunghi e larghi corridoi del nosocomio che, in occasione di necessari trasferimenti interni, avevo percorso nei mesi precedenti con lettiga, sedia a rotelle o a piedi ma sorreggendomi a un bastone e sempre accompagnato da un familiare che costringevo a ripetute e frequenti soste per recuperare le forze necessarie a riprendere il cammino. Un passo dietro l’altro sono riuscito a percorrere tutto il tragitto senza affaticarmi e, nel prendere coscienza di questa ambita ma a volte insperata condizione fisica, sono stato pervaso da un commosso sollievo per la riconquistata autonomia. Ho sentito per la prima volta dopo tanti mesi che mi stavo riappropriando della mia vita e di quella normalità che ti permette di uscire dalla condizione degradante della malattia. Non posso fare a meno di rivolgere un pensiero grato e riconoscente allo sconosciuto donatore di midollo osseo, ai tanti donatori di sangue che mi hanno permesso di affrontare la battaglia e soprattutto ai medici, infermieri e assistenti che si sono presi cura di me e mi hanno sostenuto con la loro scienza e la loro umanità, senza mai tradire la fiducia che ho riposto in loro sin dall’inizio del difficile cammino di guarigione. Romolo

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