Non dimenticherò mai la prima volta che misi piede lì dentro……….
Dopo un mese di inutili ricerche, passando da un’ospedale all’altro, le mie condizioni peggioravano sempre più, nonostante mi avessero girato e rigirato come un pedalino (senza ottenure nulla)…. una mattina ormai stremata, guardai in faccia tutto lo staff medico e dalla mia bocca uscirono queste parole….
“scusate, ci vuole tanto per capire che è LEUCEMIA?”
Nooooooo, dicevano che NON era possibile perchè nel mio sangue non c’erano marker tumorali… così il 22 dicembre AGO ASPIRATO e BIOPSIA OSSEA e il 31 dicembre 2010 la terribile sentenza: sospetta “LAM” “LAM” “LAM”, quelle tre parole LEUCEMIA MIELOIDE ACUTA echeggiano ancora nella mia mente.
Con una macchina di emergenza sangue fui trasferita da un’ospedale all’altro ….la mia vita stava cambiando, anzi, mio mal grado era già cambiata.
Ancora non sapevo a cosa stessi andando incontro, ma con il terrore nel cuore…. in meno di un’ora a pelle avevo capito tutto, tutto quello che in 32 anni la mia mente non era riuscita neppure lontanamente a percepire ….. la vita andava AMATA, GODUTA e VISSUTA istante per istante perchè nulla è certo e niente è scontato.
Io fino ad allora cosa avevo fatto? avevo fatto tutto, tutto tranne VIVERE veramente.
Quando arrivai in reparto a mio padre fu concesso di entrare solo per portare i miei effetti personali dopodiché lo costrinsero ad uscire…. perchè lì dentro NON si poteva stare. Ancora oggi non sono in grado di descrivere la terribile sensazione di ABBANDONO che ho provato in quel momento, vedere quella porta chiudersi lasciando alla mia vista solo le sagome dei membri della mia famiglia.
L’ultima immagine che ricordo di quel maledetto momento?
gli occhi vitrei, increduli ed impauriti della mia famiglia e di mio marito.
E io?
io ero rimasta SOLA, sola senza la cosa più importante “la mia vita”.
Si ero rimasta sola, sola avvolta dal silenzio, da un’ordine ed una pulizia maniacale, mi guardavo intorno e non capivo…. vedevo solo tristezza, sofferenza e dolore, continuavo a non capire….. così cominciai ad avvelenarmi ancora di più…. mi sembrava di impazzire, mi sentivo una pantera in gabbia, mi mancava l’aria…
Cominciai a chiedere a chiunque fosse in grado di parlare di spiegarmi cosa stesse succedendo…. mi guardavano tutti con occhi strani, gli infermieri cercavano di calmarmi e malgrado tutto di rassicurarmi, ma a me non bastava, io non volevo essere calmata, non volevo essere rassicurata, io volevo solo uscire, scappare il più lontano possibile da quel posto, ignara del fatto che invece, sarebbe diventato la mia casa per molto, molto, molto tempo.
E…… ad un tratto mi fecero capire che mi sarei dovuta adeguare, del resto non avevo altra scelta, “dovevo” punto e basta, perché in gioco c’era la mia vita e scappando di lì non avrei avuto speranze, sarei stata solo, una condannata a morte certa.
Così mi trovai catapultata in un viaggio pieno di confusione, paura, perché la parola con la quale mi avevano ricoverata faceva, e fa ancora oggi molta paura, CANCRO, un vortice di domande mi assaliva… mi domandavo “perchè a me?”, “cosa ho fatto di male per meritare questo?”, “nè uscirò viva?”.
Così iniziai un lungo percorso, le prime visite, i primi controlli, mi spiegarono cosa sarebbe potuto succedere, quale sarebbe stata la terapia, i suoi rischi e le conseguenze…
mi spiegarono che farsi tante domande non sarebbe servito a niente, che confrontarsi con altri compagni di sventura non avrebbe portato a nulla, perché ognuno di noi è diverso dall’altro e la reazione alle cure è diversa da fisico a fisico, mi spiegarono che mi sarei dovuta armare di tanta, tanta ma tanta pazienza…. perchè il viaggio sarebbe stato lungo e pieno di insidie. In effetti in breve tempo mi trovai faccia a faccia con la paura, il pianto, lo sconforto, il dubbio, molte volte mi ritrovai a grattare il fondo ma mai, mai neppure una sola volta ho pensato di non potermi RIALZARE…. la mia VITA rivolevo la mia vita a tutti i costi, non poteva finire così….
Mi tolsero tutto partendo dall’aria e dai raggi del sole (visto che le finestre della stanza erano sigillate), finendo alla cosa più cara che noi tutti abbiamo il calore, l’affetto e l’amore della famiglia e degli amici, così per evitare il rischio di infezioni, e non creare ulteriori ostacoli ad un percorso già drammatico e rischioso di suo non potevo ricevere visite.
Ad un tratto mi resi conto che ero disposta ad accontentarti di tutto e quella misera ora di visita al giorno era diventata per me l’unico appuntamento con la VITA, solo un privilegiato al giorno per una sola ora, aveva l’onore di indossare camice, copri scarpe e mascherina per giungere al mio cospetto, nessuno poteva toccarmi ma solo parlarmi a distanza.
Dopo pochi giorni mi fu “istallato” nel petto un catetere che più tardi sarebbe stato collegato ad una pompa, il suo rumore sarebbe diventato la mia unica e costante compagnia. Alla pompa rimanevo attaccata 24 ore su 24, per tutta la durata del ricovero, mi serviva per la somministrazione delle terapie e l’alimentazione. Lasagne, bistecche, patatine fritte, caffè e dolci di ogni tipo erano diventati solo un ricordo, di li a poco sarebbe stata la chemio a devastare il mio apparato digerente e le continue nausee avrebbero scandito le mie ore. Il rumore della pompa lo sentivo giorno e notte, notte e giorno….. e quando puntualmente la notte la pompa si bloccava e cominciava a suonare mi veniva voglia di sbatterla per terra, allora facevo un bel respiro, mi calmavo e chiamavo l’infermiere per farla sbloccare…. poi con il tempo ho imparato a farlo anche da sola …. tutto era diventato routine che non ci facevo neanche quasi più caso.
Lì dentro le giornate erano lunghe ma molto impegnative.
La sveglia era alle sei, si iniziava con il bilancio delle urine, (dalla sera prima devi fare pipì in un bidoncino tondo), controllavano la temperatura, la pressione, quanto avevi bevuto (ammesso e concesso che tu ci fossi riuscita per via della nausea). Questo veniva fatto ogni sei ore e guarda caso sempre quando stavi cercando di riposare un pò….. sembrava fatto apposta.
Quando era possibile impegnavo il tempo ascoltando musica, guardando la TV, chattando su FB con qualche amico e dormendo, perchè dormendo il tempo sembrava passare prima ed anche perché la terapia mi toglieva ogni energia e quindi la forza di fare ogni cosa.
Ma quando le forze tornavano allora potevo anche concedermi una passeggiata nel corridoio, dove incontravo solo infermieri o qualche paziente come me, così alla fine del giretto con il mio carrellino a pompa me ne tornavo nella stanza, divenuta ormai unico rifugio, lì dove mi sentivo protetta ma anche in gabbia, fissavo il muro bianco o in alternativa guardavo fuori dalla finestra con i lacrimoni agli occhi ….. vedevo la gente passare, le macchine sfrecciare, la pioggia scendere, il vento soffiare, mi rendevo conto che fuori tutto continuava, era solo la mia vita ad aver avuto una brusca frenata, e la mente ricominciava a farsi tante domande, fino a che mi arrendevo alla realtà dei fatti e ricrollavo sfinita dalla stanchezza.
Così andarono le cose per due cicli di chemio, la prima non ebbe molto successo, ma la seconda ad alte dosì, mi regalò la tanto sospirata REMISSIONE TOTALE. Dopo due mesi, appena recuperate le forze, grazie al mio unico FRATELLO (che non finirò mai di ringraziare e benedire per avermi regalato, con immenso amore e senza pensarci neppure un’istante, la speranza di una seconda possibilità) arrivai all’appuntamento con il TRAPIANTO il 21 luglio 2011 …… fu un mese durissimo, il più duro in assoluto, mi sono piegata lo ammetto ma non mi sono SPEZZATA.
Un ricordo va a tutte le persone che ho incontrato e conosciuto in questo percorso, persone speciali, persone uniche, persone che hanno combattuto, persone che combattono e che in qualche modo, magari non rendendosene conto, mi hanno trasmesso forza, speranza e coraggio!
Il 21 maggio saranno 10 mesi dal trapianto e le celluline miracolose del mio fratellino sembrano fare il loro compito, a marzo ho ripreso il lavoro, una settimana fa ho fatto il mio primo viaggio (che poi vi racconterò), cerco di fare tutto quello che mi piace, che mi fa star bene e cerco sopratutto di fare quello che non facevo prima… AMARE, GODERE e VIVERE la vita.
ANNA

21/7/2011 – 21/7/2013


“NEL BUIO SONO CADUTA, NEL BUIO HO POTUTO SENTIRE CIO’ CHE NELLA LUCE AVREI POTUTO SOLO VEDERE. NEL BUIO SONO SCESE LE MIE LACRIME, NESSUNO POTEVA VEDERLE, SOLO IO POTEVO SENTIRLE.
NELLA PERSONA CHE CON ME HA CONDIVISO LA VITA HO TROVATO LA SPERANZA…..
FINALMENTE IL BUIO HA LASCIATO IL POSTO AI COLORI ……
GRAZIE A TE MASSIMO, FRATELLO MIO SE OGGI SONO ANCORA QUI……”

Già due anni sono passati…… in questa giornata per me speciale spengo le mie due candeline alla Vostra salute…… il desiderio lo tengo nel mio ♥ dicono che se si svela non si avvera 😉 Anna

11 commenti

  1. anna bello sentire dalle tue parole la voglia di vivere alla grande,grazie al tuo fratellino e al tuo fisico che ha risposto bene sei tornata a fare una vita normale ! prosegui così …….avanti tutta ! anche mio marito ha fatto il trapianto da donatore da 7 anni e 4 mesi ed è guarito ! un forte abbraccio e al prossimo racconto del tuo viaggio!

  2. Grazie Anna…ho provato le stesse cose anche io: la camera era diventata una prigione ma anche l’unico rifugio!!
    Tu stai per festeggiare i 10 mesi, io da poco ho festeggiato i 6…
    In bocca al lupo…
    Mi raccomando raccontaci del tuo viaggio…non vedo l’ora di partire anche io!!!
    😀

  3. anna
    sono felice di sapere che tutto procede bene ….vedrai le cellule diventeranno sempre più forti ,tu goditi la vita al meglio….mio marito nel febbraio 2005 ha fatto il trapianto del midollo da donatore ! guarito! una parola magica!
    aspetto di leggere il tuo viaggio
    queste notizie fanno bene
    lory

  4. grazie Anna x averci condiviso .le tue paure ..e la tua rinascita …
    grazie a tuo fratello.
    io saro la donatrice di mio fratello ..sto aspettando la telefonata .
    spero molto presto !!!!!!!!!!!!!!l’ansia mi assale giorno x giorno,non posso sopportare che mio fratello soffra tanto <3 <3

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