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La mia storia con la conoscenza della parola Oncologia inizia nel 2002 quando mi venne diagnosticato un Linfoma di Hodcking al secondo stadio , scoperto per una pura casualità ma che poi camminando a ritroso sulla strada che mi portò ad eseguire determinati esami capii che qualche segnale era stato lanciato , forte sudorazione mentre dormivo ,stanchezza , il colore della pelle, il bianco che contorna la pupilla che lasciava strada ad un colore giallognolo , ma che la somma di tutto questo si prendeva le colpe dello stress per il lavoro .

Essere al cospetto di un team di oncologi e di quella che sarebbe diventata il mio faro, la Dott. Savina Aversa , mi mise nella condizione di attaccarmi a tutti i costi ad un obbiettivo, ovvero vedere al di la dell’ ostacolo . Lo sport che da sempre ha segnato la mia vita si rendeva utile in un contesto in cui sport non se ne deve fare ma la conoscenza del sacrificio, del dolore fisico ed il rispetto per il proprio corpo metteva in prima linea tutto ciò che l esperienza sportiva mi aveva insegnato .

Dodici cicli di chemioterapia tutti passati senza mai rimandare una seduta con i valori del sangue sempre in regola e un ottimismo che cresceva ad ogni seduta chemioterapica , il rapporto tra me e la mia oncologa ,un legame che cresceva grazie anche alle relazioni scritte che settimanalmente le portavo mettendo in luce i momenti buoni e meno buoni della settimana appena trascorsa .

Evitare il vittimismo senza piangermi addosso e ridendo e scherzando per la caduta dei capelli o la mancanza di gusto in quello che riuscivo a mangiare e per far vivere una quotidianità serena ai miei genitori e a chi mi stava attorno …….avevo 26 anni e più volte da quando 5 anni fa è nato mio figlio capisco della giusta scelta comportamentale perchè il sorriso di un figlio ti fa uscire di casa pieno di energia ,figurarsi in quei momenti per chi mi stava vicino quale stimolo potevo dare .

Le 30 sedute di radioterapia hanno lasciato un piccolo problema a livello tiroidale che compenso ancora oggi giornalmente con delle pastiglie mattutine ma che ricordo aver vissuto come una volata sotto al traguardo di una gara ciclistica .

A distanza di qualche anno esattamente nel gennaio del 2013 la mia oncologa veniva a mancare sopraffatta dal nemico che per anni aveva contribuito a fuggir via chissà da quanti pazienti. Questa perdita scatenò in me il desiderio di ricordarla e farla conoscere quanto più possibile e cosi decisi di attraversare l’Italia in bicicletta fino alla sua tomba , una pedalata lungo tutto il bel paese per 7 giorni ,1100 km per rendere omaggio alla memoria della dottoressa Savina Aversa, che con passione e tenacia mi aveva aiutato a vincere la mia sfida. Decisi di attraversare l’Italia da nord a sud per portare la testimonianza di uno che ce l’ha fatta per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro per onorare il ricordo della dottoressa che mi aveva curato e manifestare la forza di tanti pazienti che ogni giorno lottano contro la malattia. Quando lottavo per sconfiggere il tumore, lo sport mi ha insegnato a resistere e a sopraffare il dolore. Lei mi ha sempre sostenuto nel mio percorso di cura e con questa sfida dovevo io sostenere l’istituto oncologico e onorare la sua memoria,mantenendo fede alla promessa che le feci durante le cure con un impresa che mi avrebbe fatto sentire piu’ vicino il suo ricordo e il periodo delle terapie. Andò esattamente cosi arrivai nella sua terra facendo  7 tappe e in queste trovai l’ affetto e l’ aiuto di moltissime persone che nell’ascoltare la mia storia manifestavano la voglia di essere con me ad ogni pedalata, ne trassi una carica emotiva talmente importante che se non fosse stato per l’ incombenza del lavoro avrei sicuramente fatto anche il tragitto di ritorno pedalando .

Oggi ho 40 anni sono una persona fortunata perchè consapevole di aver vissuto un esperienza che mi ha maturato come uomo e padre

non avrei dovuto aver figli a causa della chemioterapia e oggi ho come detto precedentemente un bambino meraviglioso di quasi 6 anni ,sono sposato da 9 anni e Alessandra mi è sempre stata vicina come un ombra da fidanzata prima e come moglie oggi .

Il presente mi mette davanti all’ opportunità di intraprendere una nuova sfida che non ha nulla a che fare con lo sport ma che sono sicuro questo mi salverà anche stavolta .

Da 7 mesi vivo con la diagnosi di una LMC (Leucemia mieloide cronica) , me ne sono accorto per caso da un semplice emocromo che sottolineava la proliferazione smisurata di globuli bianchi (129000 su un limite di 10000) l’ invito del mio medico, allertato dal laboratorio analisi dell’ospedale, ad andare nel suo ambulatorio mi faceva quasi ridere ….non mi chiami mai gli dissi e tu mi dici che hai un progetto per me …fatalità dopo che questa mattina ho fatto un prelievo del sangue , dimmi cosa c’è nel menu’ stavolta….ecco da qui è poi proseguito l’iter che porta ad analisi controlli mirati dolorosi prelievi midollari e la ricerca di una terapia precisa . Da 7 mesi prendo correttamente il Glivec 4 capsule al giorno che segnano la mia giornata, che ricordano costantemente un metodo di allenamento con la vita . Io sono un metodico uno abituato a programmi di allenamento di gare e quindi non mi è stato difficile riadattarmi a questo programma terapeutico che come scopo ha il traguardo della vita. Sono una persona che ha ancora molto da imparare e la leucemia può ancora insegnarmi molte cose ,ho avuto una fase molto difficile ,di accettazione , di sconforto ma mai ho perso la voglia di dire tornerò a fare una gara perchè non sara questa malattia che mi impedirà di farlo. Questo è il mio obbiettivo tornare a fare un triathlon sprint (750 mt di nuoto 20 km in bici e 5 di corsa)portando con me la LMC ovviamente senza fretta e senza forzare ma ho capito che non c’è miglior cosa che uscire e far vedere che si può vivere in comunione con se stessi senza abbandonare le proprie passioni e i propri valori . Qualche anno fa volevo essere un donatore di midollo, poi mi dissero che con il mio trascorso chemioterapico non era possibile ma il destino vuole che io sia un donatore e io voglio essere un donatore di speranza. Nel giro di pochi mesi sono passato da un controllo ogni 15 giorni a tre mesi …sei una carta bianca Daniele …cosi dice il mio ematologo sei “sano” , sei uno sportivo e questo ti aiuterà non hai mai fumato, mai bevuto hai sempre tenuto fede alla passione alla tua corsa alla tua bici …continua a farlo ,con moderazione ma fallo. Questa è fiducia e consapevolezza di essere una persona fortunata si sono malato ma se faccio in modo che la malattia non mi appartiene (rispettandola sia chiaro) allora prima o poi sarà lei ad alzare bandiera bianca , non penso alle statistiche non penso se forse un giorno farò un trapianto, cerco di guardare al mio futuro sereno e nella tranquillità degli occhi di mio figlio.

Daniele

Foto di: Daniele Luppari

Documentario “on the road” di un’avventura di Daniele Luppari
Ex Ammalato oncologico in sella alla sua bici per raccogliere fondi in un viaggio da Padova a Soverato.

 

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