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Ecco la storia di Emilio, il quale nel lontano 1994 venne colpito da questa terribile malattia, appunto la leucemia. Questa storia, terminata a lieto fine, ha una caratteristica, cioè quella di dare agli altri pazienti, una maggiore dose di coraggio, perché anche loro, devono farcela, superando ostacoli, così proprio come è successo a mio figlio Emilio.

La sera del 30 novembre 1994, ho portato Emilio in ospedale, perché da qualche giorno non stava bene. Al nosocomio trovai un amico medico, al quale feci presente la situazione del malessere. Il medico provvide a fare un esame toracico e, dopo mezz’ora mi chiamò in disparte, riferendomi che il malessere era da attribuirsi ad una grave malattia. Diagnosi:”Leucemia Acuta Linfoblastica”. Il giorno successivo, Emilio venne ricoverato presso l’ospedale Regina Margherita di Messina, ove i sanitari, dopo accertamenti più approfonditi, confermarono la diagnosi. Iniziò un periodo buio. Venne sottoposto a ciclo di chemioterapia ed andò in remissione. A distanza di 10 mesi, la malattia si presentò nuovamente. Altro ciclo di chemioterapia e, per la seconda volta ci fu la remissione. Dopo il 2° ciclo, il primario della clinica di Ematologia, prof. Giuseppe Ardizzone, provvide alla tipizzazione di tutti i componenti la mia famiglia, per accertare la compatibilità del midollo osseo, visto che qualche tempo prima si era parlato di trapianto. Trascorsero circa 18 mesi ed il prof.Ardizzone, mi indirizzò verso l’Ospedale di Perugia. Partimmo la sera del 14 maggio 1996 alla volta della città umbra. Fummo ricevuti dal dr. Franco Aversa. Il sanitario parlò con Emilio e gli disse di stare tranquillo, perché tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi. Nel mese di ottobre 1996, io ho subito l’espianto, in pratica ho donato il midollo osseo, perché si potesse effettuare il trapianto. Il 1° novembre dello stesso anno, Emilio viene ricoverato. Successivamente ho donato anche le cellule staminali. Quindi il trapianto è avvenuto il 12 novembre successivo ho pianto tanto, anzi ho imparato a piangere e non mi vergogno di farlo sapere agli altri. In definitiva dopo un anno e mezzo di sacrifici, Emilio è tornato a vivere. Sono rimasto a Perugia 18 mesi. Presi in fitto un appartamento a distanza di 300 metri dal policlinico. Ora Emilio ha 30 anni compiuti. E’ maturato con la malattia e spesso mi ha dato lezioni di vita. E’ fidanzato con una bella ragazza. Ormai il passato è alle spalle, anche se ogni anno deve controllarsi. Sono felice di aver dato la vita a mio figlio anche se è stato partorito dalla madre.

Vi ho detto la nostra storia famigliare. Certo sono stati momenti difficilissimi, ma con l’aiuto del Signore prima e, le premure con l’affetto dopo, siamo usciti da questa avventura. Per chi soffre di questa malattia, mi sento dire soltanto Coraggio, coraggio e coraggio, perché anche voi ce la farete e, magari con una marcia in più.

Auguri, Auguri all’infinito.

Rocca di Capri Leone,li 26 giugno 2009

Donato Leo

2 commenti

  1. questo intendevo questo “volevo”, storie di “noi ce l’abbiamo fatta”, perchè la tua storia emilio e quella di tuo padre,è PRIMA ciò che rappresenta la storia di ogni famiglia e di ogni persona che affronta questo percorso,un qualcosa che solo chi ci è stato in mezzo può capire…noi “esterni” siamo dei supporter ma non potremo mai capire l’essenziale di tutto questo percorso.
    c’è la vita stravolta, l’indipendenza persa, la paura di non farcela, una vita che non è più tua, il bisogno di avere la mente sgombera da ogni pensiero perchè si può avere solo la forza mentale che tiene su il corpo, concentrazione e appoggio di tutti quelli che ti sono intorno e che ti vogliono bene o che semplicemente tifano per te…tutto questo segnato da un percorso di speranza e disillusioni continue e continue che sembrano non finire mai, ma che poi si traducono in storie come quella della vostra famiglia, storie di speranza di vita ritrovata…di rinascita che nel vostro caso è un nuovo parto solo che a partorire è stato un papà…
    e il DOPO cioè la storia di tutte le famiglie che “concludono” un percorso clinico, ma non conclude quello morale, perchè ogni giorno della vita è guadagnato e va speso come merita relamente e non solo a parole…si comincia a rassettare la propria vita….ad averla una vita, a riprendersi la propria indipendenza, a non aver paura di non farcela perchè ce l’hai già fatta e a capire che la propria mente può ospitare quel respiro infinito di una rinascita…
    auguri per la tua vita emilio, auguri a te donato e auguri alla vostra famiglia…perchè ci sono persone che ce la fanno e che alla fine vincono!!!
    alessia

  2. caro emilio notizie come questa fa sempre molto piacere,vincere una malattia e’ la cosa piu’ bella che possa capitare
    Anche mio marito a quasi 5 anni dal trapianto e’ guarito Ringrazio non so chi….ma dal 2 febbraio 2005 (trapiAnto da donatore da registro)ringraziamo quel ragazzone tedesco di allora 31 anni che con un gesto grandissimo le ha salvato la vita
    Fino a che non si entra in quel reparto Ematologia,non si puo’ capire tante cose,noi abbiamo avuto la fortuna di essere seguiti da dei dottori umani e preparati,anche se alcuni di loro erano tirocinanti…….certo che questo capitolo della nostra vita la porteremo sempre con noi…con il dolce ricordo di care pesone che non ce l’hanno fatta…..
    un abbraccio
    lory e paolo

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