armando-vaghiStiamo stretti stretti

Questa è una storia corale, fatta di dolore e sorpresa ma anche di amicizia e sentimenti.
Non importa come e perché, un bel giorno sono entrato nel reparto di ematologia di provincia, uno di quelli che la mattina non ti cambiano le lenzuola perché sei all’ultima camera e sono finiti, che tu hai 39 di febbre e aprono tutte le finestre così si asciuga prima.
Venivo da un altro ospedale, per un altro controllo, dove avevo capito che la cosa particolare di quando stai male è lo sguardo di chi si sta prendendo cura di te, non lo so, è vero che c’è un naturale anelito di attenzione verso i cuccioli bastonati, ma penso che sia una cosa + legata al fatto che sei in quel momento affidato a loro, il tuo stato è in buona parte il risultato del proprio lavoro, sei causa e preoccupazione del loro orgoglio professionale e personale (a conferma è venuta la mia infermiera preferita a tenermi la mano durante il risucchio, ma questa è un’altra storia, cmq che v’o dico a fa’, sto a scrivere ste righe che il famoso ago da 15 cm non è ancora nel cestino dei resti pericolosi).
Si sentiva il nervoso del medico e l’apprensione dell’infermiera, ma ancora mi sentivo irrazionalmente fiducioso che si sarebbe risolto tutto in breve termine.
Giunti a destinazione prelievo del sangue e strisciata sul vetrino, quindi mi fanno stendere su un lettino in attesa del responso.
Dopo circa 5 minuti è rientrata la dottoressa, io l’ho guardata in cerca del sorriso cui ero ormai abituato, e non mi ha guardato.
In quel secondo ho avuto la certezza che la cosa era grossa, che non me ne uscivo facile facile, poi tutte le altre parole, che non è più come prima, che si cura, che loro sono in grado come qualsiasi altro, non le ho più ascoltate, volevo solo lasciare quel posto.
Il resto, sempre di quel 6 novembre, vede la dott.ssa che mi comunica che mi devo ricoverare presso di loro, lasciando il Terlizzi, perché c’è qualcosa che non va, quando ho chiesto se parlava di leucemia dice, possibile, ma che devo fare la biopsia del midollo, cosa che chiaramente non riescono a fare, si limitano all’aspirato, provocandomi un dolore che nessun altro ha provocato, neanche per la biopsia.
Un paio di ore dopo mi conferma che al 98% è leucemia, c’è un 2% di possibilità che sia mielodisplasia, ma con la sua esperienza lo esclude, ma con un tono quasi compiaciuto.
il resto è storia, trasferimento di urgenza a Milano, contro il parere del medico, diagnosi di mielodisplasia dopo circa una settimana di analisi.
2 settimane per ristabilirmi, poi a casa in attesa della lenalidomide, questo miracoloso farmaco che doveva portarmi al trapianto senza trasfusioni e chemioterapie, nell’apice della forma fisica.
E invece quando vado ai controlli per il secondo ciclo le piastrine non risalgono, i bianchi continuano ad aumentare, faccio un nuovo aspirato a bari, dove mi trasferisco per farmi curare dalla grandissima Prof.ssa Giorgina Specchia, e il giorno dopo mi convocano d’urgenza e mi spiegano che la mielodisplasia ormai è una leucemia, che devo ricoverarmi quel giorno stesso.
E così sono qui al policlinico di Bari ad aspettare che i valori tornino a salire, che possa tornare a casa, che trovino un donatore, che mi dicano i risultati del primo ciclo, di capire che cosa sarà il prossimo futuro.
Nel frattempo, pensavo che per mia moglie sarebbe stato troppo faticoso tenere al corrente amici e parenti della mia situazione giorno per giorno, così ho cominciato a pubblicare una specie di bollettino giornaliero sul web, in modo che ognuno che lo volesse poteva sapere direttamente da me come stavo.
E invece questo bollettino si è trasformato in un viaggio corale dove tanti piccoli hobbit mi aiutano a lottare contro questo male e ad uscire dalla tristezza che ogni tanto ti assale, ma questa è tutta un’altra storia.
Marco

1 commento

  1. E già Marco, le nostre storie si somogliano tutte, specialmente gli inizi, quando si è catapultati in una storia di cui, non nè immagini nè la continuazione nè la fine. Che vieni messo in una stanza d’ospedale in attesa di un verdetto, quel verdetto che poi ti cambia la vita. Tu ti sei fatto, e ti stai facendo molte domande, le hai messe anche nel forum, a volte conviene non farsele, ma affrontare quello che viene ogni giorno.
    E’ più che normale che la tristezza ti assale, mi preoccuperei del contrario, ma non darle troppo spazio. Vedrai che con molta pazienza mi auguro che tutto si risolverà.

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