Antonio Eusebi Castel Nuovo di Porto2 13 Febbraio 2013Mi chiamo Andrea Galdi, ho 47 anni, una moglie adorata, due figli piccoli e bellissimi, Giulia e Tommaso. Nella vita faccio il giornalista, da gennaio 2015 sono ammalato, leucemia mieloide acuta ad alto rischio. “Raccontaci la tua storia”, mi disse Maria Stella Marchetti nella stanza di Tor Vergata, primi di agosto, era mattina. Ok, ecco la mia storia

Gennaio 2015, un brufolo sull’orecchio, tanta stanchezza. Colpa del lavoro, delle sigarette, di una vita piena di eccessi. Analisi, ė il 7 gennaio, mi chiamano dal laboratorio. Deve contattatare un ematologo. Alle sette della sera il verdetto. Ho sempre pensato, chissà cosa si prova quando ti dicono che hai un tumore. Me lo dice un dottore gentile. Se vuole domani la ricoveriamo al Sant’Andrea. Alle otto sono lī, con mia moglie. Ho la febbre, comincio a non vedere bene, mi si apre una ferita sulla coscia sinistra. Poi non ricordo molto. Ghiaccio, fogli da firmare, febbre alta, brividi, il primario che parla di situazione grave, molto grave. ‘Tenete i telefoni accesi sempre’, diranno a mia madre e a mia moglie. Sto piû di là che di qua. Mi piaceva dirlo, quando non ero malato, per scherzo.

Mi riprendo, col cazzo che schiatto, penso. Via. Con la chemio. Mi vesto di bianco, cosi penso di affrontare meglio il morbo. La dottoresse del reparto sono splendide, come gli infermieri, il paesaggio dalla mia stanza ė da urlo, sembra un quadro. Mi viene a trovare tanta gente. “Galdi lei deve essere molto amato”, mi dicono mentre faticano ad arginare le visite. Passano i primi 35 giorni e torno a casa. Dai miei figli, con i quali ho parlato attraverso Skype, geniale strumento che in questi casi accorcia le distanze e gala emozioni.

Due settimane e rientro, seconda chemio, stanza doppia. C’ė Massimo, stessa malattia. Poi morirà. Passiamo giornate di malattia, di parole, di TV e di silenzi. Ìl suo funerale ė uno strazio. La chemìo ha funzionato, ma la malattia ė ad alto rischio di recidiva. In altre parole, in vista c’é ìl trapianto per me. Trovati due donatori, un tedesco e un ìtalìano. Passano le settimane, il tedesco scompare. L’italiano no. Ha 34 anni, vive nella Marche, per donare ìl midollo interrompe ìl viaggio di nozze. Emozione. Grande. C’è un mondo di generosità.

Fine giugno, sto bene, ma eccomi a Tor Vergata. Altro isolamentò, ci resterò 40 giorni. Mi alzo tutti i giorni, faccio sempre le stesse cose, quintali di medìcine, sempre una linea di sorriso, in camicia da notte. Sembro lo zìo della Famiglia Addams, sembro vintage, come mi dice una studentessa che fa il tirocinio. Non mollo, ho troppa energìa dentro. Bisogna darsi nella vita, nel mestiere, anche nella malattia. Tutti sono super, medici, infermierì, tutti: la sanità italiana ė di eccellenza quando la malattia ė grave.

9 luglio, sette della sera, arriva la sacca col midollo. Non sono teso, sono commosso. Finìsce tutto alle due di notte. C’ė Alessandra, al mio fianco. Poi altre cure, è il 5 agosto esco e vado al mare, dai miei figli. Stanco ma contento, passo le giornate a cucinare.

Poi day hospital, sala d’attesa, prelievi, medicazìoni, mascherine, pensieri molesti e catastrofi nei racconti degli altri malati. Passano i primi cento dal trapianto, sospiro di sollievo. Il midollo del donatore si ė radicato al cento per cento. Vivo con un’altra persona dentro dì me. Incredibile, bellissimo. Una vertigine. Il ritorno dei desideri. Eccomi oggi, profilo basso, una vita che si articola giorno per giorno. Ma torno a sperare, a fare progetti. Io e la mia malattia. Ci rispettiamo, lo sento. Abbiamo altra strada da fare insieme. E se qualche volta sarò stanco darò la colpa all’ora legale, alla cattiva stagione, alla cena che era troppo pesante, alla chemioterapia che ci mette anni a passare. Vado avanti, con la mia malattia. L’abbiamo curata, mi dissero qualche mese fa. Ora tocca a lei guarire. Ecco, appunto. Ci provo. Giorno per giorno. Con il solito sguardo sulla vita, la mia vita, che ė anche questa vita.

Andrea

Foto di: Antonio Eusebi

12 commenti

  1. La sua storia, Andrea, è davvero commovente e poi raccontata in modo coinvolgente. L’ho letta tutta trattenendo quasi il respiro per leggerne la fine.
    Le consiglio un documentario che uscirà (Spero a breve)che si chiama LUCEMIA. (www.lucemia.it)
    Ho trovato, in una frase scritta da uno dei protagonisti, una grande verità:ad un certo punto bisogna abbandonare lo stato di paziente per tornare ad essere una persona. Non è semplice ma da li forse c’è la rinascita.

  2. Avevo bisogno di leggere una nuova storia di speranza, avevo bisogno di trovare un altro guerriero che possa dire io ce la sto facendo, io ce la farò, io ce l’ho fatta.
    Noi non ci conosciamo ma queste storie le leggo perchè sono anch’io un membro del gruppo di Facebok dell’Arcobaleno; io non sono ammalato, io non sono stato un donatore, io, potrei dirti di non avere nulla che mi possa legare ai guerrieri e alla malattia, invece io mi sento debitore con tutti voi, anche con te, che raccontando questa storia dai testimonianza a chi non sa nulla come me….SU COSA VUOL DIRE VIVERE E TORNARE ALLA VITA, ad una nuova vita.
    Ogni giorno imparo, e all’età di 54 anni sembrerebbe strano, ma io leggo voi, mi mescolo a voi e IMPARO A VIVERE.
    grazie ANDREA, grazie a chi ti ha ridato nuova vita, grazie perchè potrai sempre insegnare cos’è davvero la vita.
    BUONA VITA A TE.

  3. Valeria Ancione 29 Ottobre 2015

    Ho conosciuto Maria Stella Marchetti Ci siamo incontrate due giorni fa. Mi ha raccontato la sua storia prendendosi in giro anche quando la drammaticità era altissima
    Parlava e mi rapiva col suo sorriso e la sua vitalità e pensavo cosa posso fare io che non sono buona nemmeno a donare il sangue? Ogni volta che ci provo mi rimandano a casa per il ferro che latita. Cosa posso fare? Posso condividere, partecipare, invitare a donare sangue che è vita per i leucemici.
    Poi oggi mi imbatto nella storia di Andrea, sí il figlio di Rudi, quello con cui la mia carriera iniziava, giornali diversi, tavoli luminosi uguali e io allieva di suo padre, grande maestro. Lo sapevo che stava male, ma non sapevo quanto. Leggo la storia di Andrea ironico come sempre. E la condivido perché chissà se sapere che c’è una persona che conosciamo lì in trincea, ci fa essere un po’ più generosi. Doniamo gente doniamo. Andrea, gli amici del corriere con te

  4. Curci Vito: si andrea la tua storia deve far pensare a tanta gente egoista..e nn dico altro.. andrea lo conosco da 17 anni da quando sono sbarcato a roma e o iniziato a lavorare a p.zza indipendenza. quando ci siamo comosciuti ce stato subito filing con lui e il padre e i colleghi di andrea ricordo anche rita sua collega di lavoro a repubblica….andrea e passato ieri dal bar e quando lo visto mi a detto che c…. nn mi riconosci e io scherzi andre anche col cappuccio ti riconosco e statsa una grande emozione sentire la sua storia raccontata con la sua grande ironoa es.. andre come va e come la mitica frase del libro del grande corrado sannucci dice “a parte il cancro tt ok” ed io bene allora e lui sei sempre uguale vito… poi due chiacchiere da bar scombio di numeri del cell e ci siamo seduti xche lui aspettava un amico, detto questo sono strafelice di averlo vistoe il mio pensiero e volato ai miei cari che da lassu ci guardano e purtroppo nn ce lanno fatta con il tumore..cmq forza a tt che combattono con questa malattia…..un appello pero lo voglio fare siate piu generosi xche basta poco x dare la felicita andrea forza grande…..

  5. Mi sono molto emozionnata a leggere questa storia perché anch’io proprio il 9/7/2009 ho fatto il trapianto di midollo (stessa tua data ) non mollare mai e vedrai che tutto andrà per il meglio.Un grandissimo in bocca al lupo.

  6. Quasto l’ha scritto mia nipote Giusy Bandello sul post che io ho condiviso.””Forza Andrea! Anch’io leucemia mieloide acuta, ho fatto il trapianto 5 anni fa, donatrice mia sorella. Grazie per aver condiviso la tua storia, letta tutto d’un fiato. E grazie ai donatori che ci regalano la vita! ♡””

  7. Mi sono emozionata molto sono strafelice che sia andato a buon fine. Certo dovranno passare i cinque anni ma tu sarai un guerriero, come lo è stato mio figlio. Si è ammalato a due anni leucemia linfoblastica acuta x grazia di Dio é guarito nn abbiamo avuto bisogno di trapianto ora vive una vita serena certamente un piccolo sintomo ci fa sempre tremare.Ti faccio i miei migliori in bocca al lupo di vero cuore, sempre guerrieri nella vita gr x la tua testimonianza Buona vita.

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