Raccontare la mia storia, anche a distanza di anni, non è molto semplice. Penso che scrivere questa avventura in poche righe sia davvero difficile infatti riportare al di sopra di un foglio bianco tutte quelle emozioni, esperienze, sofferenze e sorrisi è davvero complicato. Un caldo giorno di giugno, all’età di nove anni mi svegliai di punto in bianco con un atroce mal di schiena tanto da non riuscire neanche ad alzarmi.

Una piccola frebbricciola accompagnava questi terribili giorni, giorni in cui da alcuni medici dapprima mi venne detto che mi stavo fissando su problemi inutili che non esistevano, e, poi, venni curata, per mesi, per Mononucleosi. Finalmente, dopo circa tre mesi dai primi sintomi della malattia, appena arrivata al Policlinico Gemelli di Roma, i medici impiegarono circa una settimana a darmi la diagnosi: Leucemia Linfoblastica Acuta. Sinceramente se mi avessero detto di avere invece della Leucemia una stupida influenza, la mia reazione sarebbe stata esattamente la stessa. A nove anni non si ha assolutamente idea di cosa sia questo “mostro” e in cosa consista. Iniziarono così le prime chemio ed iniziarono a cadere anche i primi riccioli biondi (cosa drammatica per una ragazzina). Ricordo molto bene che già dalla prima pillola di chemio quella febbre insistente andò via. Chemio, valori bassi, trasfusioni, viaggi avanti e indietro casa- ospedale, medici, infermiere, oramai la mia vita quotidiana non sapevo neanche più come fosse. Ormai la mia realtà era quella e non me ne immaginavo un’altra. Nonostante tutto, ho sempre avuto il sorriso sulle labbra, un sorriso e una positività trasmessami dapprima dai miei genitori e poi da quei numerosi volontari che allietavano i nostri mesi interi passati chiusi in una stanza. Per fortuna abbastanza presto il midollo sembrava essere “pulito” e questo non poteva far altro che renderci tutti felici e fiduciosi. Purtroppo non immaginavamo ancora quello che stava per accadermi. Siccome le chemioterapie abbassano le difese immunitarie, come tutti voi sapete, noi chemioterapici siamo soggetti ad altre malattie che possono diventare letali. I miei polmoni, dopo una semplice visita di routine, risultavano infatti pieni di batteri; non so spiegare in modo preciso cosa mi stesse accadendo ma so solo che ogni giorno che passava stavo sempre peggio. Il mio respiro veniva a mancare sempre di più e l’affanno l’avevo anche solo per alzarmi dal letto. Nonostante ciò, terminai l’ultimo ciclo di terapia e solo dopo un anno, dopo tantissimi esami, si riuscì a capire da cosa fossi affetta: micobatteriosi atipica. Beh, già il nome non promette nulla di buono e infatti, subito dopo l’operazione, non riuscii a risvegliarmi; fui, infatti, in coma per circa una settimana. Quelli, posso affermarlo con assoluta certezza, furono i giorni più brutti della mia vita. Non ho ricordi nitidi, anzi mi vengono in mente solo delle immagini qua e là, senza un senso logico preciso. Ricordo che la mia stanza era affollata di miei amici che ora non ci sono più e che erano lì, in silenzio e mi guardavano; ricordo un baldacchino fuori dalla mia porta ma soprattutto ricordo il Papa Giovanni Paolo 2 che giaceva nel letto di fianco al mio. Non so spiegare se queste immagini le abbia viste quando ero in coma o subito dopo il mio risveglio ma questo indubbiamente, è stata una bruttissima esperienza. Avevano detto a mia madre che non c’era più nulla da fare per farmi riprendere ma, chiamiamolo miracolo o fortuna o bravura dei medici, dopo una dose elevata di cortisone, il mercoledì successivo all’operazione mi risvegliai. Il risveglio fu traumatico ma quello che importa è che dopo numerose cure e controlli sono qui a raccontare a tutti voi la mia “avventura”. Ora a diciannove anni, a distanza di ben dieci anni dalla prima chemio risento ancora degli effetti della malattia, ho infatti scompensi ormonali che mi stanno causando non pochi problemi. Ma non importa, è tutto una scemenza in confronto a quello che ho subito. Ho scritto queste righe per dare una speranza a coloro che non hanno fiducia nelle cure o a coloro che sono spaventati e non sanno cosa fare. Certo, la Leucemia non è una bella cosa ma la fede, la speranza, la fiducia nei medici, l’appoggio familiare sono indispensabili per l’ottima riuscita delle cure. Ci sono persone che ho conosciuto durante questo percorso che non dimenticò mai; mi preme ricordare Vittorio e Martina, ma ci sono anche Lucian, Francesco, Dario, Anna…. Tutti angioletti che ci guardano dall’alto. Vi voglio bene amici miei. Ma ci sono anche altri ragazzi che come me hanno superato la malattia e stanno vivendo la loro meravigliosa vita.

Combattete, combattete sempre e non stancatevi mai di farlo!!!

Alessia Gazzerro


4 commenti

  1. Cara Alessia, la tua storia mi era sfuggita ma per fortuna c’è sempre qualcuno che entra in biblioteca e quando meno te lo aspetti tira fuori qualche splendido racconto carico di speranza.
    Che dire, il tuo onestamente mette i brividi ….. posso immaginare cosa hai passato perché l’ho provato su pelle ma non posso immaginare cosa sia viverlo a 9 anni, preferisco non aggiungere altro e concludere questo breve messaggio con un grande in bocca al lupo, spero che la vita ti ricompensi del dolore sopportato dandoti tutte le soddisfazioni che meriti.
    BUONA VITA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Anna

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